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martedì 22 maggio 2012

René Redzepi, la storia

Questo di Luca Bergamin è davvero un bell'articolo, di quelli che si fanno leggere tutto d'un fiato. Racconta la storia di René Redzepi, eletto dalla San Pellegrino World's 50 Best Restaurants il migliore chef al mondo per due anni di seguito, fondatore del famosissimo Noma di Copenhagen (di cui peraltro ho già ampiamente parlato). Ma non è questo il punto. Il punto è che ogni mattina, all'alba, René e collaboratori partono in bicicletta dal molo di Strandgade, sull'isola di Christianshavn, quartiere di design della città, per raggiungere il parco Dyrehaven dove si arrampicano sui tronchi per raccogliere i funghi pleorotus; poi si sparpagliano tra le tombe del cimitero Assistens Kirkegard dove pare cresca un aglio selvatico buonissimo; infine saltano su una barca alla ricerca di rose costiere e bacche di sambuco acerbe. Tutti questi ingredienti diventeranno presto, tra le mani dell'abile chef e collaboratori, "pellicola di latte con erba, fiori e aromi", "brodo ristretto di legno di betulla al vapore, finferli e nocciole fresche", "aragosta con foglie di lattuga, vino di ribes e rose", "sedano rapa e muschio islandese" e via così, per soddisfare il palato degli 80 buongustai che ogni giorni si siedono ai tavoli del suo ristorante. La cena diventa una sorta di viaggio tra i sapori genuini del Nord. Redzepi serve personalmente ai tavoli e nelle settimane libere vola in Giappone spacciandosi per un aiutante chef al solo scopo di imparare l'arte della cucina orientale perché secondo lui per far amare una cucina radicale come quella nordica l'unico modo è essere genuini, come gli orientali appunto. Vuole far gustare le stagioni e il loro scorrere lento in Scandinavia, più semplice in estate quando i gamberetti dei fiordi nuotano a migliaia e gli agnelli delle fattorie hanno carni e latte dal sapore di campo, decisamente ostico in inverno, quando tutto gela ed è quasi impossibile trovare radici, germogli, alghe. Tutto questo affonda le sue radici nell'infanzia e adolescenza di Renè, figlio di immigrati macedoni che distribuiva latte e giornali per aiutare i genitori e che in estate veniva mandato con il fratello gemello dai parenti in ex-jugoslavia. 
Qui battevano in lungo e in largo le montagne cercando more e castagne, tiravano il collo ai polli e mungevano le mucche. Ma l'episodio clou risale alla giovinezza quando, già cuoco, durante una crociera in Groenlandia a bordo di un peschereccio, rimase intrappolato per giorni in una fattoria, sorpreso da una tempesta di neve. E' qui che, senza contatti con l'esterno e senza la compagnia della tecnologia, nasce l'idea di una cucina basata solo su prodotti del Nord, che esaltasse i suoi elementi naturali. Ed è qui che parte il viaggio che tuttora lo porta tutte le mattine sul molo di Strandgade. 







martedì 15 maggio 2012

Mete "pauliste" per palati raffinati

Amiche e amici, brasiliani e non, ho letto quest'intervista ad Alexandra Forbes, food editor di GQ Brasil e non sono riuscita a resistere! Un po' perché in uno dei quattro ristoranti menzionati io ci sono stata, un po' perché prima o poi spero di tornare a San Paolo e far visita ai mancanti, un po' perché vorrei le opinioni dei miei amici paulisti, che in alcuni di questi ristoranti sicuramente sono stati. Ma soprattutto perché le foto dei piatti sono da urlo! Ma andiamo con ordine e partiamo dal consiglio di Alexandra Forbes, sul quale si basa l'articolo, e cioè il ristorante Manì, aperto nel 2006 dall'ex modella Helena Rizzo e dal marito-chef spagnolo Daniel Redondo. Locale arioso, luminoso e con una galleria d'arte a dare il benvenuto agli ospiti.










Al Manì si trova una cucina "tecno-emozionale" di livello decisamente alto che ha sorpreso critica e pubblico e portato i proprietari ad essere considerati vere celebrità. I piatti preferiti dalla Forbes sono il carpaccio di zampetti di maiale (mah....) con feijoada - stufato di fagioli che esplodono in bocca come perle nere - julienne di cavolo fritto e schegge d'arancio e i confetti di foie gras avvolti in gelatina al porto. Insomma un gioiello della ristorazione brasiliana... per portafogli forti!
E i portafogli forti possono scegliere anche tra altre tre mete selezionate da GQ.
Un piatto dell chef Alberto Landgraf
La prima è il Mocotò, molto familiare, decisamente incasinato e lontanuccio dal centro (45 minuti in macchina o taxi); però offre la cucina del Nordeste rivisitata da Rodrigo Oliveira, al momento lo chef più celebrato del Brasile. Forse vale il viaggio...  La seconda è il ristorante Epice, che esteticamente può dar l'impressione del bistrot di quartiere, ma che in realtà offre un'autentica alta cucina grazie a Alberto Landgraf, allievo di Gordon Ramsay.
E infine, e qui oltre a garantire personalmente vado decisamente sul sicuro, il ristorante D.O.M., che costa veramente ma veramente caro, però lo chef Alex Atala è entrato a gran merito nella top ten dei migliori al mondo, ed è impareggiabile nell'esaltare ingredienti brasiliani a volte dimenticati. Merita Merita Merita! Vi lascio quindi facendo godere i vostri occhi con due delle sue creazioni.




lunedì 7 maggio 2012

24 ore a Oporto!

Direttamente da GQ un post tutto dedicato ai miei amici che quest'estate andranno in vacanza itinerante in Portogallo, sperando che Oporto, bellissima "capitale del nord" adagiata sulle sponde del fiume Douro, sia sul loro cammino!  E comunque credo non potranno trascurarla una volta saputo, loro, fan sfegatati del famosissimo maghetto, che qui si trova la libreria di Harry Potter! Oltre ad essere considerata la più bella del mondo, la libreria Lello & Irmao è stata set del celebre film. E vi metto una foto, perché stramerita! 
La libreria Lello & Imao
Altro posto che sicuramente merita una visita è la Casa da Mùsica, poliedro dell'architetto Rem Koolhaas che ospita concerti, installazioni e sperimentazioni di musica elettronica. Fosse anche solo per l'architettura (magari la musica elettronica non fa proprio al caso vostro...)  fateci un salto! Ma passiamo ora a qualche suggerimento per la notte. Qui si parla di due soluzioni molto molto minimal. Prima guardare, poi giudicare! Soluzione uno, la Casa do Conto, hotel di design nella centralissima zona emergente di Cedofeita. Tanto cemento! Ma bellissimo il giardino. Soluzione due, quella a me sicuramente più congeniale: Casa dos Guindais, 5 studios-apartments in legno, vetro, acciaio e granito. E se vuoi, ti prepari anche un bel caffè! Sfreghiamoci le mani, signore e signori! Si parla ora di cucina e gastronomia. Ma non di solo bacalao, s'intende! Anzi... La prima proposta riguarda un bel ristorante dalla cucina credo abbastanza tradizionale (che pare abbia conquistato il palato di Gerard Depardieu... sarà poi una garanzia?? Mah..) incorniciato dall'area Patrimonio dell'umanità Unesco sulle sponde del fiume. Si chiama D. Tonho, la cucina pare impeccabile tra carne, tanto pesce e verdure. Ma quello che più stuzzica la mia fantasia (e credo ucciderebbe il mio conto in banca) è il ristorante Rui Paula, che prende il nome dal suo rinomato chef, portoghese dall'animo creativo che reinventa magistralmente la cucina del posto. 
Una creazione dell chef Rui Paula
Sfreghiamoci le mani, signore e signori! Si parla ora di cucina e gastronomia. Ma non di solo bacalao, s'intende! Anzi... La prima proposta riguarda un bel ristorante dalla cucina credo abbastanza tradizionale (che pare abbia conquistato il palato di Gerard Depardieu... sarà poi una garanzia?? Mah..) incorniciato dall'area Patrimonio dell'umanità Unesco sulle sponde del fiume. Si chiama D. Tonho, la cucina pare impeccabile tra carne, tanto pesce e verdure. Ma quello che più stuzzica la mia fantasia (e credo ucciderebbe il mio conto in banca) è il ristorante Rui Paula, che prende il nome dal suo rinomato chef, portoghese dall'animo creativo che reinventa magistralmente la cucina del posto. 
Chiudo il mio post di oggi con due indirizzi da nottambuli: Tribeca, elegante jazz club (so che vi piace!), ristorante e bar con musica dal vivo, escursioni nel blues e nel soul, e un'ottima selezione di rum. Ma avranno sicuramente anche il porto... e Hard Club, bar-music club di tendenza che propone al venerdì e sabato concerti live. Buona vacanza!!

Tribeca Jazz Club



mercoledì 2 maggio 2012

Passato, presente e futuro a Valenza

Il Mercado Colon
Eccola lì. L'avevo già tagliata fuori dal nostro itinerario estivo perché troppo lontana da Barcellona (ma lo   sapevate che è a più di tre ore da lì??) e lei riappare in un bel servizio di Elle weekend... "Le tre anime di Valenza"... Che fare? Intanto segno, poi vediamo! Qui si parla dei tre volti della città: quello di ieri, tra gotico e barocco, quello di oggi, modernismo sedotto dal fascino esotico, quello di domani, high-tech e decisamente cosmopolita. Per ammirare le antiche opere architettoniche non c'è niente di meglio che alzare il naso e aprire gli occhi, ma per seguire qualche suggerimento si possono (anzi, a mio giudizio si devono!) visitare il Mercado Central, il più grande mercato coperto d'Europa con i suoi 1200 stand che offrono prodotti gourmand e fiumi di horchata, e il Mercado Colòn, in stile liberty, trasformato ormai da un decennio in uno spazio per il tempo libero, con bar e ristoranti. Tra questi impossibile trascurare El Alto de Colòn, ristorante ricavato dagli ex uffici di uno dei torrioni; offre una cucina di carattere mediterraneo abilmente rivisitata dallo chef Quique Barrela. E per restare ancora un momento in tema barocco, ricordiamo gli abiti dello stilista valenziano Francis Montesinos, che vi faranno assaporare le splendide atmosfere Almodovariane! Se vi piace questa atmosfera un po' retrò, potete alloggiare al Westin Valencia, costruito all'inizio del secolo scorso, ma dotato di un comfort decisamente contemporaneo.

      
El Alto de Colon: la sala
El Alto de Colon: un piatto

Le tre anime della città si fondono poi nei gioielli del designer Vicente Gracia, amato tra le altre da Letizia di Spagna e Andy MacDowell, mentre il profumo d'Oriente si sprigiona nei piatti dello chef anglo-birmano Steve Anderson, patron di Seu Xerea, nell'antico Barrio El Carmen: qui piatti e tapas profumano di lime, funghi cinesi e mare. Per dormire, niente di meglio che accaparrarsi una delle tre camere del fascinoso bed & breakfast Casa Azul, un posticino nascosto per isolarsi dal mondo. 
 Ma veniamo al futuro! L'emblema è sicuramente la Città delle Arti e delle Scienze, progettata negli anni '90 dall'architetto Calatrava e che vanta l'Oceanogràfic, il più grande acquario d'Europa, oltre al Museo de las Ciencias Principe Felipe e il Palau de les Arts. Bellissimo anche il Palacio de Congresos di sir Norman Foster, gioiello architettonico di vetro e acciaio.

L'Oceanografico 

Passando allo shopping, non si può mancare una visita fashion a Madame Bugalù, dove Angela Lopez è abilissima a mixare creatività ispanica e designer internazionali, mentre la pausa gourmet di rigore è da Riff, dello stellato chef Bernd Knoller, per assaggiare piatti locali come la mojama (provare per credere!).