Translate

giovedì 23 giugno 2011

The World's 50 Best Restaurant Awards


Il miglior ristorante del mondo? Sempre il 'Noma' di Copenaghen, ma gli italiani scalano la top ten: l'Osteria Francescana di Modena conquista la quarta posizione e Massimo Bottura ottiene lo "Chef's Choice". I ristoranti europei occupano le prime 10 posizioni, ma nella classifica figurano new entry da Perù, Cina, Russia e Messico. E' il S. Pellegrino World's Best Restaurant 2011 l'annuale classifica considerata l'Oscar della ristorazione mondiale a incoronare, per il secondo anno consecutivo il danese Noma come miglior ristorante. Per il Noma il 2010 è stato un anno importantissimo e il nome dello chef René Redzepi è diventato sinonimo di "nuova guardia" della cucina mondiale. William Drew, editore della rivista Restaurant che, dal 2002, organizza il premio, ha sottolineato come "la classifica di quest'anno sfoggia un incredibile elenco di ristoranti appartenenti a un'area geografica ancora più ampia rispetto agli anni precedenti e riconosce l'influenza di paesi dalla gastronomia emergente, quali il Perù e la Russia". Dietro il Noma si schierano, in Spagna, il catalano El Celler de Can Roca e il basco Mugaritz, rispettivamente in seconda e terza posizione. Quest'anno El Celler de Can Roca, gestito da tre fratelli - il più giovane dei quali ha appena 33 anni - ha guadagnato due posizioni in classifica, piazzandosi al secondo posto. Ormai alle spalle il devastante incendio che lo aveva distrutto nel 2010, guadagna due posizioni anche il Mugaritz, eletto il terzo miglior ristorante del mondo. L'Osteria Francescana di Modena resta tra i top 10 dei S. Pellegrino World's 50 Best Restaurants, piazzandosi al quarto posto e guadagnando due posizioni rispetto allo scorso anno. Combal Zero, l'acclamato ristorante piemontese ubicato nella cornice di un museo di arte contemporanea, mantiene il 35° posto. Il ristorante milanese Cracco fa il suo rientro in classifica, piazzandosi in 33° posizione, mentre i sempre amati Dal Pescatore e Il Canto occupano rispettivamente il 38° e il 39° posto. Il ristorante brasiliano D.O.M. ha compiuto una delle scalate più avvincenti, salendo di 11 posti e piazzandosi alla posizione numero sette. I critici hanno ammesso la sua crescente influenza sulla cucina mondiale: noto per l'uso di ingredienti provenienti dal Rio delle Amazzoni, lo chef Alex Atala sta portando all'attenzione del mondo una cucina brasiliana nuova e sostenibile. Il primo ristorante peruviano in assoluto a entrare in classifica è Astrid Y Gaston, che occupa la posizione numero 42. Il ristorante di Lima è noto per la sua haute cuisine peruviana che comprende i tradizionali cerviche e chupe (stufati di pesce).
Qui la classifica

martedì 21 giugno 2011

A nuoto sui grattacieli di Singapore

Ci sono certi alberghi che da soli valgono il viaggio. È questione di gusti, ma nella categoria potrebbe benissimo rientrare il nuovissimo Marina Bay Sands di Singapore. Tre torri alte 200 metri con più di duemila stanze/appartamenti, e fissata sui loro tetti, a congiungergli, una specie di lunghissima nave; su questa «nave» a più di duecento metri di altezza fanno bella mostra di sé un bosco di palme, diversi bar e discoteche e (soprattutto) una lunghissima piscina con l’orizzonte a pelo d’acqua e con vista sui grattacieli di downtown e sulla baia di Singapore. Alla base dell’hotel, e incorporati nella sua struttura, ci sono alcuni giganteschi centri commerciali di lusso, e un museo a forma di fiore proiettato sul mare, pieno di opere d’arte moderna occidentale e tradizionale asiatica. Cominciamo dalla cosa che colpisce di più la fantasia, cioè la piscina che permette di nuotare in cielo. Standoci dentro, se ci si avvicina, muovendosi nell’acqua, all’orizzonte «infinity», si ha l’illusione dell’orlo di una cascata; e quando si raggiunge quel bordo, ci si affaccia su un burrone di grattacieli. Piccoli piccoli, laggiù, ecco gli edifici della vecchia città coloniale. Di giorno si è a tu per tu con le nuvole, di sera il panorama si accende di tutte le luci di Singapore. Niente paura per quel bordo che non c’è: in questa piscina possono sguazzare

con tranquillità anche i bambini. Non si rischia di cascare giù, perché al di là dell’orlo corre un piccolo canale per la raccolta dell’acqua che traborda, e ancora oltre (ma lo si scopre soltanto sporgendosi) c’è anche una discretissima spalletta di sicurezza lungo tutto il perimetro. Il super hotel è di proprietà di un gruppo interessato soprattutto al gioco d’azzardo, e guarda caso nel centro commerciale che fa parte del complesso c’è un casinò talmente grande che a osservarlo dall’alto delle balconate che gli corrono attorno pare un mercato, affollato da migliaia di clienti; è gente che viene da tutta l’Asia per farsi rapinare, e lo spettacolo va avanti a ogni ora del giorno e della notte, ingoiando soldi senza pausa.