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martedì 3 febbraio 2015

Piazza Duomo, Crippa 10 e lode!

Era davvero tempo che aspettavo l'occasione per provare il tanto decantato Piazza Duomo di Enrico Crippa, e devo dire che sono andata all'appuntamento con tantissime aspettative da una parte ma anche tanti timori dall'altra. Paura forse di una delusione per la cucina di questi chef stellatissimi portata ormai all'estremo o semplicemente perché temevo che le mie aspettative andassero oltre... E invece l'estasi! Per i profumi, i sapori, le materie prime sensazionali, ma anche per l'accoglienza e il servizio, professionale ma piacevole, che spesso ha lasciato posto allo scherzo e alla battuta, aumentati sicuramente di pari passo con la crescita del grado alcolico. Nei giorni precedenti il nostro appuntamento abbiamo concordato con lo staff un menù ad hoc (o meglio, due menù, dal momento che una nostra amica non può proprio pensare di buttar giù un boccone di carne! Quindi un menù per noi più un menù pesce per lei). E abbiamo deciso quanto segue:

        Tinca in carpione
        Insalata 21... 31... 41...
        Capesante, ricci e pecorino
        Cardo e cardo
        Crema di patate, Lapsang Souchong
        Carciofo alla giudìa
        Risotto Piemonte
        Agnello e camomilla
        Insalata di frutta e verdura oppure
        Torta di mele oppure
        Flan di zucca, mandarino

Accomodati in una graziosa saletta riservata, siamo stati accolti da una indescrivibile carrellata di stuzzichini per l'aperitivo, un vero e proprio menù nel menù, una melodia per occhi e palato. Cialde di grano saraceno, creme caramel di miso, spaghetti fritti con salsa di spinaci e carbonara, olive verdi e nere (ma davvero?? oh no! Olive per gli occhi, tartare di scampi e battuta di vitello per il palato! sorprendente), gingerino con foia gras e mais croccante (un idillio), petit four amaretto, umeboshi e alga nori e per concludere una incredibile rivisitazione della frittata, una spugna di bietole con salsa tonnata. Tutto accompagnato da una freschissima bollicina, è stato un ottimo preludio al pranzo che ne è seguito. 
Ora, senza annoiarvi con i commenti piatto per piatto (a parte la tinca in carpione, che per mio gusto personale non ho amato molto, il resto davvero eccelso) sottolineerò solo quelli che ho trovato davvero unici e geniali (senza evidentemente nulla togliere agli altri).


Prima fra tutti l'"Insalata 21... 31... 41...", un vero trionfo di sapori il cui nome dipende dal numero di erbe, insalate, fiori, germogli che quel giorno l'orto di Crippa è in grado di offrire (e se la mattina piove, ahimè niente insalata!). Quasi totalmente scondita all'inizio, a mano a mano che si pescano le erbe si scoprono sapori di sesamo nero e bianco, bambù, zenzero, olio alle erbe, tutto da accompagnare con cialde di amaranto fritte. Messa in bocca l'ultima foglia si può assaporare il dashi rimasto sul fondo. Siamo rimasti estasiati! Un'esperienza impossibile da descrivere. Il tocco in più: non si mangia con la forchetta ma con una... pinzetta!



La "Crema di patate, Lapsang Souchong" viene servita in un piccolo scrigno  di vetro bollente che, appena aperto, sprigiona un intenso profumo di Lapsang Souchong appunto, varietà di tè nero cinese affumicato con fuoco di pino e cedro. Nascosto sotto la crema, un ovetto di quaglia cotto a 65° per 12 minuti e poi sgusciato e lasciato a marinare nel té per altre 24 ore. Amalgamato alla crema di patate crea un'armonia che lascia senza parole anche i palati più esigenti. Peccato non fosse epoca di tartufi, perché spesso viene servita con una generosa grattata del Re bianco d'Alba. La prossima volta andremo in autunno... 



"Agnello e camomilla", sambucano ovviamente! Un taglio eccellente e una cottura a dir poco perfetta hanno permesso di portare in tavola un piatto che è riuscito a far innamorare anche i più scettici. Diciamocelo, la carne d'agnello non è per tutti, ma Crippa l'ha resa davvero unica accompagnandola con le sue ormai tradizionali erbe, foglie e fiori dell'orto, una crema di latte morbidissima e una riduzione di camomilla a dir poco celestiale. Vedete quelle sferette gialle sparse sul piatto? Ecco... la camomilla... ne ho presa una con la punta del coltello per assaggiarla e non posso dirvi cosa ne è stato delle mie papille!


Dopo l'agnello è arrivato il dolce, a scelta tra i tre elencati sopra. Abbiamo tutti snobbato il Flan di zucca e mandarino, ma lo staff, sicuro di non inciampare all'ultimo gradino, si è permesso di portarne in tavola due porzioni. Per un assaggio di gruppo. Beh... se vi capita, non dimenticate di ordinarlo! Gli altri due dolci sono di livello altissimo, come del resto tutti i piatti del giovane Chef, ma il flan ha davvero tanto da raccontare! Così come il passito Sanct Valentin 2004 Comtess' , suggerito dall'abile sommelier di casa per accompagnare i dolci. Da non dimenticare..

Abbiamo terminato il nostro viaggio con un piccola (piccola??) pasticceria ad accompagnare il caffè  giamaicano Blue Mountain, scelto alla carta, e a malincuore abbiamo lasciato un ristorante che merita davvero tutte e tre le stelle che ha! E fosse per me, anche qualcuna in più...

Ancora qualche foto:
Carciofo alla giudìa
Cotechino e lenticchie
Torta di mele 
un po' di piccola pasticceria

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